dare una spinta. questo è l'intento.
lavorando conosco ed imparo ad apprezzare molte persone le cui attività meritano di essere fatte conoscere per agevolare come possibile il loro successo.
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altro intento dichiarato è aiutare a mettere a fuoco alcuni temi che pur essendo di dominio pubblico non ottengono l'attenzione che secondo me dovrebbero per i risvolti e le influenze che hanno sulla nostra vita.

venerdì 8 luglio 2011

meglio saper fare i conti con l'ambiente

Pochi esempi sono più lampanti ed immediati nel dimostrare la miopia dell'agire umano sull'ambiente di quanto successo con il progetto della famosa diga delle Tre Gole.
E' stata approvata nel 1992, anche se la Banca Mondiale non diede il suo assenso per gli alti rischi ambientali. Il governo cinese andò avanti comunque e nel 2006 ha inaugurato la diga più grande del mondo, alta 185 metri, con un bacino di 660 km. Era stata costruita per evitare le piene del fiume Azzurro e produrre energia idroelettrica. Ma gli effetti negativi sono stati decisamente superiori: più di un milione di sfollati, 116 città sommerse, frane e terremoti in continuazione. Persino il regime delle precipitazioni è stato modificato. Le piogge si stanno trasferendo sempre più a sud: a Shanghai, celebre per l'inverno mite e una brevissima stagione delle piogge in primavera, ormai piove tutto l'anno.
In Cina la desertificazione diventa così da anni un'emergenza che colpisce il venti per cento del territorio e 400 milioni di persone. Il potente deserto del Gobi esonda inesorabilmente con tempeste di sabbia che investono sempre più spesso Pechino. Piani di rimboschimento e piantumazione vengono ora avviati con grandi speranze. Quest'anno la situazione è particolarmente difficile: la Cina, maggior produttore mondiale di grano, è stata colpita dalla peggiore siccità degli ultimi sessant'anni.
C'è il rischio concreto che sia costretta a importare enormi quantità di grano per i suoi 1,3 miliardi di cittadini, facendo schizzare in alto i prezzi alimentari. Il governo cinese ha sbloccato un miliardo di dollari di sussidi economici per aiutare i contadini a investire in moderni sistemi d'irrigazione, in grado di portare l'acqua anche nelle zone più lontane dai pozzi. Il prossimo raccolto è infatti cruciale: deve assicurare al paese il novanta per cento del suo fabbisogno di grano.
La stessa Fao all'inizio di febbraio ha lanciato l'allarme: l'area a rischio siccità, pari a 5,16 milioni di ettari, rappresenta i due terzi della superficie agricola cinese coltivata a grano.
Segnalo splendido anche se drammatico servizio fotografico edito per la Pulitzer di Gallagher, visibile online all'indirizzo: http:// www.gallagher-photo.com/#/multimedia.

domenica 3 luglio 2011

land grabbing - accaparramento delle terre.

Il F.A.O. food price index è detto l'indice della fame. E' ai massimi di sempre. A partire dalla crisi alimentare e finanziaria del 2007, paesi come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi, la Libia, la Corea del Sud, e poi sopratutto la Cina e l'India, che dispongono di grandi risorse economiche ma non di spazi sufficienti per garantire la sicurezza alimentare ai propri abitanti, hanno cominciato ad acquistare e affittare enormi quantità di terra nelle nazioni africane o sudamericane; lo stesso stanno facendo le grandi multinazionali dell’agrobusiness interessate a creare sterminate piantagioni per la produzione di biocarburanti, nonché una serie di società finanziarie, che hanno compreso che l’investimento in terra può portare ricavi sempre più alti. Secondo l'Oakland Institue, gli investitori stranieri si sono accaparrati nella sola Africa circa 60 milioni di ettari di terra arabile, una superficie pari a quella della intera Francia. Gli stessi gruppi finanziari che ci hanno condotto ad una crisi di scala globale finanziaria stanno replicando lo stesso gioco sulla filiera alimentare globale .
In Africa, per esempio, per progetti di lunga durata,oltre i 50 anni, un ettaro costa tra 1 e 2 euro all’anno. In America latina invece, il prezzo della locazione varia tra 4 e i 6 mila euro.
La differenza tra i continenti si spiega soprattutto con il diverso livello di sicurezza degli investimenti, quasi nullo in certe aree dell’Africa. Costi comunque molto bassi rispetto all’Italia dove, secondo l’Istituto nazionale di economia agraria, per acquisto di un ettaro di terreno coltivabile si spendono, in media, 17 mila euro.

Si generano così dei nuovi grandi latifondi interessati all'abbattimento di nuove foreste, cultura di specie vegetali non autoctone con rottura degli equilibri del ciclo dell'acqua, che spingono i piccoli agricoltori all'abbandono e all'inurbamento. Già oggi in Etiopia 2,8 milioni di persone hanno bisogno di sostegno alimentare dall'estero.
Il ritorno delle coltivazioni intensive africane a questo punto arriva ad avere dei ritorni nel breve esponenzialmente superiori a quelli nel nostro paese e taglia fuori i nostri produttori con incognite anche sulla qualità dei prodotti importati rispetto a quelli nel nostro paese di norma più controllati.

Questo nuovo risiko delle terre e dei prodotti alimentari è uno dei temi alla base di tensioni sociali e geopolitiche in corso in molte parti del mondo.
Molti prodotti finanziari sono disponibili in questo settore e contribuiscono a creare speculazione con forti oscillazioni sui prezzi e rischi di inflazione.

Un inaudito quadro della situazione, molto completo di informazioni sulla situazione globale, è disponibile presso il sito: http://farmlandgrab.org/